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Il caso della Ciclista Belga e della Bici a Motore

Bici a Motore

Al Mondiale Under 23 di ciclocross fra i mezzi a disposizione di Femke Van Den Driessche c’era una bici a motore! È il primo caso del genere nel ciclismo professionistico.

Nei mesi scorsi la federazione mondiale di ciclismo ha sequestrato una delle bici a disposizione di Femke Van Den Driessche, ciclista belga di diciannove anni impegnata nei Mondiali di ciclocross che si sono conclusi il 31 gennaio scorso a Zolder, in Belgio. I commissari dell’UCI hanno ispezionato la bicicletta prima dell’inizio della gara e hanno trovato un piccolo motore all’interno del tubo verticale del telaio. Si trattava a tutti gli effetti di una bici a motore!

La bici non risulta essere stata utilizzata in gara, ma è stata trovata fra quelle a disposizione di Van Den Driessche. La ciclista ha concluso la gara al ventottesimo posto, ma le è stata riconosciuta la violazione per “frode tecnologica”, appena introdotta dall’UCI per scoraggiare l’utilizzo di tecnologie simili e non potrà ritornare alle gare prima di sei anni.

La tecnologia che si sospetta sia usata è l’evoluzione di quello che si chiama Vivax Assist, che è a sua volta l’evoluzione del Gruber Assist, un prodotto in vendita, già dal 2010, per poco più di duemila euro. Il Vivax Assist, che può generare una potenza di quasi 200 watt, funziona più o meno come il motore di una bicicletta elettrica, solo che lo fa in maniera, per così dire, discreta. Il piccolo motore, che pesa circa due chili e che può essere azionato da un pulsante dotato di bluetooth collocato sul manubrio, può essere nascosto facilmente nel telaio della bicicletta.

Uno dei primi esperti a mostrare e spiegare il funzionamento della bici a motore è stato Davide Cassani, ex ciclista, ex commentatore Rai e attuale commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo.

In un video del 2011 Cassani ha detto che una bicicletta dotata di una tecnologia simile esiste dal 2004 e che l’ha ricevuta da un meccanico che gli ha detto di sapere che alcuni ciclisti professionisti l’avevano usata in gara. «Se io corressi con questa bicicletta − ha detto Cassani − potrei vincere delle tappe al Giro d’Italia, nonostante abbia cinquant’anni».

Già nel 2010 fece molto discutere un video che mostrava le improvvise accelerazioni in alcune corse del ciclista svizzero Fabian Cancellara, ma in quel caso non c’erano abbastanza elementi per asserire con certezza che la sua bicicletta fosse truccata. Per scoraggiare l’utilizzo di tecnologie del genere, nel 2015 l’UCI ha introdotto nel proprio regolamento la “frode tecnologica”, per cui sono previste diverse sanzioni per i ciclisti: l’esclusione dalla gara, una squalifica di almeno 6 mesi e una multa. Per le squadre la multa prevista ammonta a quasi un milione di euro.

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